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Un interessante articolo pubblicato sulle pagine della prestigiosa Harvard Business Review mette l’accento sul nuovo incubo che si profila all’orizzonte: la stagflazione. Insidiosa combinazione di crescita economica stagnante, inflazione galoppante e alta disoccupazione.
L’esperto finanziario Kevin Matthews II, fondatore di Building Bread, società di formazione che aiuta gli investitori alle prime armi a entrare sul mercato azionario in sicurezza, ha lanciato l’allarme lo scorso marzo, sottolineando come la stagflazione rappresenti uno scenario economico «peggiore di una recessione», per il quale non esistono soluzioni semplici e immediate.
A fargli eco, l’economista Adam Posen del Peterson Institute for International Economics, secondo il quale esiste un’alta probabilità di recessione negli USA (che finirà per coinvolgere anche l’Europa), con il rischio concreto che degeneri in una pericolosa fase stagflazionistica, una sfida inedita per la Federal Reserve. E non solo.
La stagflazione si manifesta come una contraddizione delle teorie economiche tradizionali, spingendo l’economia in direzioni opposte: da un lato l’aumento dei prezzi di beni e servizi (inflazione), dall’altro un rallentamento dell’attività economica con conseguente aumento della disoccupazione e riduzione della spesa.
«Questa è decisamente un’anomalia», ha commentato Matthews sulle pagine dell’Harvard Business Review, evidenziando come, a differenza della crisi degli anni ’70 in parte legata allo shock petrolifero, l’attuale minaccia di stagflazione sia in gran parte “creata dall’uomo”, puntando il dito contro i dazi commerciali imposti dall’amministrazione Trump. Queste misure, oscillanti e imprevedibili, creano incertezza per imprese e consumatori, ostacolando investimenti e pianificazione.
La Fed al banco di prova
La Federal Reserve, guidata da Jerome Powell, si trova in una posizione delicata. I tradizionali strumenti di politica monetaria, come l’abbassamento dei tassi di interesse per stimolare la crescita o l’aumento per frenare l’inflazione, si rivelano inefficaci, se non controproducenti, in uno scenario di stagflazione indotta dai dazi tanto che sia Powell che Christine Lagarde avvertono: i dazi possono ridurre la crescita e aumentare l’inflazione anche nell’Eurozona.