IL RIALZO DEI TASSI NON BASTA

Dopo il Fondo monetario Internazionale anche la Banca d’Italia ha aggiornato le stime sulla crescita, rivedendo al rialzo all’1,3% il Pil nazionale dallo 0,6% previsto a Gennaio. Una notizia sicuramente positiva, ma non va dimenticato che negli scorsi mesi sono calate sia la produzione industriale, sia le esportazioni made in Italy, mali che affliggono anche gli altri Stati europei. Per di più l’inflazione resta alta su tutto il Vecchio Continente, al punto che la Bce ha aumentato il tasso principale al 4%, dallo zero del luglio scorso.

L ‘aumento dei tassi europei è accompagnato anche da rilevanti misure della Bce di riduzione della liquidità, quando a fine giugno 2023 scade il principale prestito di liquidità della Bce alle banche commerciali che da novembre ha costi in aumento.

Gli investimenti vanno sostenuti

Ma per alcuni economisti la strategia di innalzare i tassi e ridurre la liquidità non è sufficiente. Come scrive sulle pagine de Quotidiano nazionale Antonio Patuelli, Presidente dell’Abi,  “Se si vuole evitare il rischio di rallentare l’economia e di favorire una nuova fase di crisi di imprese, con i conseguenti problemi per l’occupazione e per il deterioramento dei crediti bancari,  occorrerebbero anche misure di riduzione dei deficit e dei debiti pubblici e a favore degli investimenti. Decisivi sono strategicamente i negoziati in corso nell’Unione europea sul nuovo molto importante Patto di stabilità e crescita. Ma, per dare respiro prospettico alla crescita economica e sociale dell’economia europea e garantire una nuova stabilità delle economie nazionali, è necessario che il nuovo patto anteponga le necessità di favorire la crescita alle pur indispensabili esigenze di stabilità finanziaria, perché l’esperienza di questi ultimi 30 anni in Europa ha insegnato che la stabilità, anteposta alla crescita, non riesce a raggiungere nessuno dei due obiettivi strategici”.

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