Lavoro, la discriminazione non è solo di genere

Nell’ultimo anno 1 persona su 3 è stata discriminata per l’età. A dirlo è Sustainability Insights, indagine condotta a livello europeo da PageGroup – società internazionale di recruiting che opera in Italia con i brand Page Executive, Michael Page e Page Personnel – su un campione di circa 5.000 persone. «Solitamente quando pensiamo alla discriminazione, ci vengono in mente episodi legati al genere, tuttavia la nostra ricerca dipinge un quadro diverso», spiega Pamela Bonavita, managing director di PageGroup. «l’età, infatti, è la causa più comune di discriminazione (34%); seguono il genere (23%) e il background culturale (22%)».
A subirla maggiormente sarebbero i dipendenti in posizioni di leadership (31%), rispetto al 21% dei lavoratori di livello non dirigenziale. Non solo: 4 lavoratori su 10 di età superiore ai 50 anni (il 41% per la precisione), hanno dichiarato di essere stati discriminati in base all’età negli ultimi 12 mesi.

Code switching, adattarsi per sentirsi parte del gruppo

Gli effetti della discriminazione su tutte le fasce di età della popolazione aziendale ha effetti decisamente poco piacevoli. Basti dire che 2 intervistati su 3 hanno dichiarato di non essere completamente se stessi quando sono in ufficio e per questo cercano di adattare il proprio stile linguistico, l’aspetto, il comportamento e le modalità espressive per provare a ridurre al minimo le differenze con il resto del team. Il tutto in un momento in cui le organizzazioni dovrebbero valorizzare al massimo le persone per i loro personali valori, capacità e competenze.

Il costo organizzativo della discriminazione

E le conseguenze della discriminazione sull’organizzazione non finiscono qui.  Sentirsi esclusi,  infatti, a lungo andare, può rendere le persone insicure e causare insoddisfazione, spingendole ad abbandonare l’azienda causando una pericolosa perdita di conoscenze e competenze. Un vortice che rischia di mettere in serio pericolo la competitività delle imprese. Proprio «per questo è fondamentale intervenire tempestivamente con programmi ad hoc», chiosa Bonavia. 

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