TALENTI CERCANSI

Da qui al 2050 l’Italia potrebbe avere 6 milioni di lavoratori in meno.  A lanciare l’allarme è stato il rapporto Understanding Talent Scarcity  di Randstad che ha analizzato la situazione economica in 15 nazioni industrializzate (oltre all’Italia, Argentina, Australia, Belgio, Brasile, Canada, Francia, Germania, Giappone, India, Olanda, Polonia, Spagna, UK e Usa), evidenziando  il fenomeno globale della talent scarcity.
Un trend legato a doppio nodo ai cambiamenti demografici in corso, che vedono la percentuale della popolazione mondiale over 60 passare dal 12 al 22% entro il 2050. Ma a determinare la scarsità di talenti sono anche altri fattori, come il rallentamento delle migrazioni – che negli ultimi tre anni ha limitato il movimento di risorse qualificate e reso il mercato del lavoro globale meno efficiente – e l’aumento dell’offerta di posti di lavoro qualificati. Basti dire che negli ultimi dieci anni nei paesi indagati sono stati creati 66 milioni di posti di lavoro, la maggior parte dei quali (55,7 milioni), riguarda ruoli ricoperti da lavoratori con un’istruzione avanzata. Ciò è dovuto alla digitalizzazione e ai progressi tecnologici che richiedono profili con competenze specializzate.

Aumentano i posti di lavoro vacanti

Così, mentre cala la platea di potenziali lavoratori a causa dell’invecchiamento e della crisi della natalità, le imprese richiedono profili con competenze difficili da reperire e aumenta il tasso di posti di lavoro vacanti. 

«Oggi la talent scarcity è già una realtà nel nostro mercato del lavoro, ma le prospettive indicano un potenziale peggioramento che nei prossimi anni potrebbe mettere a dura prova la capacità di fornire un numero sufficiente di lavoratori per soddisfare le richieste delle imprese», ha detto ai media Marco Ceresa, Group Ceo di Randstad. «Stiamo assistendo a un ulteriore invecchiamento della forza lavoro, un aumento dei pensionamenti e un declino di alcune attività. Situazione che richiede investimenti in formazione, efficienza, politiche industriali, ma anche mobilità di candidati, anche dall’estero, per coprire i posti di lavoro vacanti».

Un fenomeno che può essere contrastato da una parte incoraggiando i lavoratori anziani a rimanere attivi aggiornandosi costantemente, e dall’altra gestendo politiche migratorie per attrarre talenti qualificati, aumentando l’adozione di tecnologia per incrementare la  produttività e sfruttando le opportunità degli ‘hub globali dei talenti’, aree anche lontane che forniscono risorse qualificate operanti da remoto.

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