FULLGEVITY ANCHE PER I BOOMERS

(Foto Freepik)

Attrarre e trattenere i talenti oggi è uno degli imperativi più sentiti dalle nostre aziende. Ma va detto che, in tempi in cui il ricambio generazionale sul posto di lavoro diventa difficile a causa del costante invecchiamento della popolazione e dell’innalzamento dell’età pensionabile, l’imperativo dovrebbe riguardare non solo i millennials e gli zoomers, ma anche la generazione dei boomers perché il talento non ha un’età anagrafica e alimentare anche quello dei senior contribuisce a salvaguardare la cultura e il know how aziendale, ovvero la sua crescita e competitività futura.

Per raggiungere l’obiettivo è necessario ripensare l’organizzazione del lavoro e il concetto di restituzione. Le imprese devono andare ben oltre l’idea di un giusto compenso, aggiungendo valore in altre forme come il welfare aziendale, il senso di appartenenza, la coerenza con i principi personali e percorsi di responsabilità sociale.

Va infatti delineandosi un perimetro vitale più ampio, dentro al quale lo stipendio è solo uno degli elementi, e neanche il più importante. Filippo Poletti, top voice di LinkedIn, esperto di management e strategia aziendale, Executive MBA presso POLIMI GSOM, battezza questa nuova scala valoriale diffusasi dopo il Covid senza distinzione generazionale, con il nome di fullgevity, un termine che coniuga il benessere personale e la longevità professionale. «La fullgevity è il desiderio di vivere profondamente», dice Poletti ai media. «Anche in ambito lavorativo. I professionisti, giovani e meno giovani, oggi aspirano a un’occupazione che risuoni con i propri valori, che stimoli la loro crescita, professionale e personale, che contribuisca al loro sviluppo soggettivo. Stiamo parlando di un nuovo paradigma lavorativo. E le imprese devono mettere a loro disposizione gli strumenti che rispondano a questo bisogno. Non basta solo prendersi cura del benessere fisico e psicologico nel breve periodo, bisogna creare momenti in cui la persona abbia modo di crescere e di sentirsi realizzata anche dopo anni di carriera».

Formazione e merito sotto la lente

La formazione diventa quindi un elemento centrale per trattenere i talenti e non solo quelli giovani. Investire in questo ambito significa predisporre percorsi di training continuo ma anche di carriera chiari per tutti i dipendenti e legati al merito. Questo significa fissare obiettivi chiari per tutti. Un approccio smart che, secondo gli esperti, non solo aumenta la motivazione tra i dipendenti, ma crea anche un ambiente in cui i collaboratori si sentono partecipi, coinvolti nel progetto aziendale e non solo un ingranaggio di un meccanismo più ampio e spersonalizzante. 

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